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Anno XXXVII - n. 2 - giugno 2012

 

 

 

Massimo Recalcati

 

Raccontare il desiderio

 

Raffaello Cortina Editore – Milano 2012 - pp. 190

 

 

Raccontare il desiderio non è difficile. Difficile è riconoscerne le radici e accettarne la presenza, l’esistenza: capire da dove viene e dove ci vuole portare. In poche parole, contemplarlo come interlocutore significativo e carico di senso nella nostra vita.  Relegato come una forza oscura e destabilizzante ai margini della vita razionale, il desiderio è anche –di contro- salutato come sorgente endogena di energie illimitate a cui il soggetto può affidare l’espressione più immediata e diretta della propria vitalità. Massimo Recalcati è uno di quei pochi psicoanalisti che riesce a proporre problematiche concettuali non scontate quali sono quelle dell’universo lacaniano e, in questo testo, ne dà ampia prova con la sua prosa scorrevole e chiara con cui è capace di semplificare e rendere accessibile l’ostica argomentazione lacaniana.  Il desiderio, per Lacan, non è soltanto tensione verso l’oggetto desiderato, ma è la forza che apre l’universo di senso che ci costituisce. Quell’universo che è l’inconscio Reale, il soggetto del desiderio. “Oggi il desiderio sembra essere appassito. Al suo posto prevale il godimento capriccioso dell’immediato. Ho scritto questo libro per dare un contributo alla rinascita del desiderio”. Recalcati offre un’analisi della società attuale,  che guarda con occhio attento e disincantato: “un grande sintomo del nostro tempo è che le persone fanno sempre più fatica a desiderare. Preferiscono il confort degli oggetti al rischio dell’incontro, dell’amore e del desiderio… La crisi attuale aggiunge a questo contesto l’angoscia per l’avvenire”.“Ritratti del desiderio” propone una molteplicità di volti (o maschere) del desiderio umano: il desiderio invidioso, quello di riconoscimento, il desiderio di desiderio, quello angosciante, sessuale, di morte, il desiderio d’amore.  Una classificazione che ha il pregio di separare quello che nella vita appare mescolato e che permette (parlandone con la cognizione di causa che deriva dall’esperienza clinica dell’analisi), di mostrare come l’angoscia non sia solo un vicolo cieco ma come questa “segnali sempre la prossimità del soggetto alla verità (rimossa) del proprio desiderio, mettendolo di fronte a ciò che, abitualmente, cerca di evitare”. Lacan affermava che la sola vera colpa dell’uomo è quella di venire meno al proprio desiderio. Questo testo può essere accolto come un invito  -e un aiuto- ad essere responsabili rispetto al desiderio, che non può essere mai associato al capriccio… perché ogni volta che siamo chiamati a scegliere ne va della mia esistenza, come direbbe Heidegger.

Maria Rosaria Gavina Grossi

   
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