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Anno XXXI - n. 2 - giugno 2006

 

Enzo Bianchi

La differenza cristiana

Einaudi – pag. 117

 

“I cristiani sono convinti che, per vivere insieme, gli abitanti della polis, i “cittadini”, debbano elaborare un ethos comune, mai dissociando, natura, humanitas e ragione; i cristiani pensano che ci debba essere una norma che fonda i diritti che competono a qualsiasi uomo di fronte a qualsiasi legge, pensano che in ogni essere umano, cristiano o no, ci sia una legge, un ethos non rivelato, non scritto, non codificato, ma veramente presente ed eloquente. Se così non fosse, in cosa consisterebbe l’universalità dell’umano, che cosa accomunerebbe gli uomini di tutti i tempi e di tutte le culture, quale identità avrebbe l’ ‘umano’ ”?

È ancora possibile una Chiesa che sia presidio di autentico umanismo, spazio di dialogo e di recupero di principi condivisi, luogo di confronto tra etiche e atteggiamenti individuali e sociali diversi? E la laicità dello Stato sa essere l’ambito in cui tutti, anche gli stranieri, si possono sentire accolti, capiti e rispettati nella loro diversità di cultura e religione? Una grande sfida attende oggi la nostra società complessa: la quotidiana lotta contro il ritorno della barbarie e la scomparsa di principi condivisi e fecondi di senso.

Queste riflessioni accolgono gli stimoli che vengono da eventi ordinari, ma vorrebbero aiutare a “pensare in grande”, a cogliere nel frammento qualcosa del tutto, a ridare dignità e ampiezza di visione a prospettive troppo spesso tentate di ripiegarsi su un angusto cortile.

B.C.M.

   
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